Con l’intensificarsi dei fenomeni estremi causati dal cambiamento climatico, bisognerà imparare a proteggersi dai fulmini. Mediamente ogni giorno un fulmine colpisce edifici o persone arrecando danni agli stessi, causando anche eventi mortali ed incendi come testimoniato dai recenti fatti di cronaca.
Il fulmine è un fenomeno di origine naturale, non prevedibile, dagli effetti spesso distruttivi e dal quale non sempre è possibile difendersi completamente. La protezione contro i fulmini deve perciò essere affrontata senza la pretesa di riuscire ad annullarne la forza distruttiva ma, più modestamente, con lo scopo di ridurre la probabilità di danno entro limiti accettabili. Un fulmine che investe una struttura può provocare danni, oltre che alla struttura stessa (incendio, lesioni strutturali), ai suoi occupanti, ai beni che contiene, agli impianti, elettrici e/o di segnale, e alle apparecchiature. I danni, inoltre, possono estendersi anche all’ambiente circostante e alle strutture vicine in relazione alle caratteristiche del fulmine e alla struttura colpita.
Ogni oggetto elevato e predominante rispetto all’area circostante ha una maggior probabilità di essere colpito dal fulmine. Quindi “sono attratti” da un albero, una torre, un traliccio, un rilievo. Anche nuotare in mare aperto può essere pericoloso, poiché se lo facessimo saremmo il punto più alto dell’ampia distesa di massa d’acqua.
Un edificio non è sempre un rifugio sicuro. Un terzo delle lesioni da fulmine si verifica in luoghi chiusi e apparentemente al riparo. Pertanto è necessario ed obbligatorio effettuare la Valutazione Rischio Fulminazione per tutti i luoghi: di lavoro; di culto; culturali; di formazione ed ambienti medici; ed è fortemente consigliato per tutti gli altri edifici.
Dalla valutazione emerge se una struttura è autoprotetta o se occorrono delle misure di protezione necessarie a ridurre il rischio, a tal proposito il recente aggiornamento della guida CEI 81-29, ha introdotto novità significative rendendo necessaria una revisione periodica (quinquennale) dei documenti di valutazione del rischio di fulminazione emessi in riferimento alla guida CEI 81-30 oggi abrogata.
L’aggiornamento riguarda principalmente la frequenza di danno e la densità al suolo dei fulmini per Kmq (principale indicatore dell’attività temporalesca).
A seguito degli aggiornamenti normativi di cui sopra, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 29, comma 3, del D.Lgs 81/08, la valutazione dei rischi di fulminazione da scariche atmosferiche, se antecedente a giugno 2020, deve essere immediatamente rielaborata e le misure di prevenzione aggiornate di conseguenza.
Per proteggersi in caso di temporali e fulmini:
Se si è in casa
- Evitate l’acqua (che attira i fulmini). Niente bagno, doccia, non lavate piatti. Insomma, nessun contatto con l’acqua correte o con zone umide.
- State lontani da apparecchiature elettroniche. Staccate apparecchi e elettrodomestici che possano rovinarsi a causa delle sovratensioni.
- Evitate finestre, porte, portici. Non sdraiatevi su pavimenti di cemento durante un temporale.
Se si è all’aperto
- Se siete in alto, scendete immediatamente da colline, creste montuose o vette.
- Se non avete vie d’uscita, non sdraiatevi mai per terra. Piuttosto accovacciatevi in una posizione simile a una palla con la testa piegata e le mani sulle orecchie. Dovete tenere meno contatto possibile con il suolo che attira i fulmini.
- Non riparatevi sotto un albero isolato.
- Se siete in una foresta, cercate riparo vicino agli alberi più bassi.
- Se siete su una scogliera o uno strapiombo roccioso, in mare o in altri specchi d’acqua, allontanatevi immediatamente.
- State alla larga da fili spinati, recinzioni metalliche, linee elettriche, mulini a vento.
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